venerdì 26 febbraio 2016

Il Fine Settimana Fuori

 Io adoro il fine settimana perché, come per molte persone, è quel tempo in cui possiamo fare quello che vogliamo: tutte quelle cose che ci vengono in mente in settimana e che racchiudiamo in una frase come "sabato lo faccio!" oppure "non vedo l'ora che sia domenica per..."; e così, giorno dopo giorno arricchiamo il fine settimana di aspettative e di un migliaio di cose da fare.
Purtroppo però il fine settimana è anche quel tempo in cui dobbiamo fare la spesa, lavare i piatti, pulire il bagno, stendere la quarta lavatrice della giornata etc, e di quel migliaio di cose che si sarebbero volute fare si ha appena il tempo di farne un paio. Se si passa il fine settimana fuori poi, neanche quelle.
E appunto i miei fine settimana si dividono in due tipi: quelli a Torino, dove c'è la mia casa e quelli a Ivrea dove abita la famiglia del Visconte (soprannome per il mio fidanzato).
Siccome questo fine settimana è tra quelli che passerò a Ivrea, racconterò in questo articolo come organizzo il mio beauty sia per quanto riguarda la skincare sia per il make up.

venerdì 19 febbraio 2016

[Make Up] I miei ombretti preferiti

Ognuno di noi ha un punto debole, qualcosa alla quale non può resistere. Per me sono i colori.

Mi affascinano e mi incantano, mi fanno stare bene e mi danno allegria, soprattutto quando sono tutti insieme ordinati per gradazione, come l'arcobaleno. Non capisco più niente e non importa se sono matite colorate, gomitoli di lana, vernici o fiori, io mi incanto a guardarli, potrei farlo per ore, instancabile.

D'altra parte i colori hanno sempre rivestito una certa importanza nella società, assumendo spesso significati simbolici talvolta universali, talvolta opposti da una società all'altra o anche da un'epoca all'altra. Ad esempio il bianco nella cultura occidentale è generalmente associato alla purezza, mentre in India è il colore della morte; oppure il rosa nell'antichità era un colore maschile poiché deriva dal rosso che indica forza, mentre adesso il rosa è un colore associato alla femminilità.

martedì 16 febbraio 2016

Una crema di duemila anni fa: la storia

Il ritrovamento dell'articolo precedente mi ha incuriosita anche a livello storico, così ho fatto qualche ricerca  su come fosse vissuta la cura nel corpo dagli antichi romani.
Ho scoperto che nell’antichità la cura del corpo era un fattore di primaria importanza nella società, il corpo infatti era considerato un tempio, qualcosa a cui dedicare attenzione e cura.

Questo modo di pensare, di origine orientale, è approdato in Europa grazie agli scambi commerciali (che non sono mai solo commerciali ma investono tutti gli ambiti sociali) tra i Persiani e i Greci. Quando poi i Greci furono conquistati dai Romani, la cura del corpo ha raggiunto tutti i confini dell’Impero.

Una crema di duemila anni fa: il PAO

Una mia cara amica è appassionata di archeologia e qualche settimana fa ha condiviso su Facebook un articolo comparso sul The Guardian, una delle più importanti testate inglesi. Nell’articolo raccontano un ritrovamento affascinante e rarissimo avvenuto durante gli scavi in un sito romano a Southwark, uno dei quartieri interni di Londra.
Ne vorrei scrivere perché il ritrovamento in questione mi ha veramente impressionata: si tratta di un barattolino di latta sigillato contenente un composto cosmetico con pochi segni di decadimento, sbalorditivo!

Questo è il link all’articolo: Ritrovamento a Londra

Ovviamente non mi verrebbe mai in mente di provare questa crema, ma mi ha attirato il fatto che ci fossero pochi segni di decadimento e mi sono chiesta: tra duemila anni la mia crema per il viso preferita come si presenterà?

Avrete sicuramente notato che su tutte le confezioni dei cosmetici viene riportato un simbolo come quello nell'immagine: indica il PAO (Period After Opening), ovvero il tempo in cui il prodotto, una volta aperto può essere utilizzato senza effetti nocivi (6M indica 6 mesi, 12M 12 mesi e così via). Ma quanto è affidabile questo tempo? 

venerdì 12 febbraio 2016

[Recensione Libri] Geografia della bellezza


C’è un profumo in particolare che ho nel cuore, un profumo capace di rimandarmi nel mondo segreto in cui da ragazzina mi rifugiavo: è il profumo di un libro nuovo. Impagabile!

Quando andavo a scuola, soprattutto nel periodo del liceo, leggevo molto e mi piaceva tanto perché solo così riuscivo a non accorgermi del fumo della sigaretta sempre accesa di mio padre, la televisione ad alto volume, l’odore della cipolla a rosolare nella padella. I romanzi che leggevo mi facevano visitare posti straordinari e conoscere persone affascinanti; mi portavano via, mi rapivano.

Certo non mi aspettavo di trovare queste stesse impressioni in un “manuale”: oggi vorrei scrivere di “Geografia della bellezza”, un libro, un viaggio, un’ispirazione.
Come suggerisce il titolo questo libro parla di bellezza e come questa viene interpretata nei vari paesi e culture di questo variegatissimo mondo. Ma non è solo un trattato di abitudini, è un viaggio fatto di scoperte e curiosità.

[Sperimentando] Kapoor Kachli


I prodotti naturali, derivanti dalle antiche tradizioni, mi affascinano sempre molto: sono ricchi di proprietà, dispensatori di benefici e benessere, si portano dietro un’aura segreta e mistica. Ma come tutte le cose antiche vanno usati con attenzione e soprattutto cognizione.

Ultimamente mi sto facendo affascinare dalle erbe indiane per i capelli. Ce ne sono di fantastiche come l’Amla, lo Shikakai, il Neem, l’Hennè e altre diverse migliaia. I miei capelli sono belli, sono sani ma il volume non è mai abbastanza, così dopo una lunga ricerca ho deciso di provare la (o il?!?!?) Kapoor Kachli che promette di dare volume.

Ho acquistato questo prodotto da uno dei miei e-commerce preferiti, della marca Le erbe di Janas; l’ordine è arrivato in tempi brevissimi, ma i tempi non sono stati altrettanto brevi nella ricerca del coraggio per fare questa maschera.


[Skincare] Il rito serale

Le parole “rito” o “rituale” mi rimandano a qualcosa di ancestrale, qualcosa di cui l’essere umano ha bisogno, qualcosa a cui far riferimento, qualcosa da tramandare.

Se ripenso a quando ero bambina, sicuramente uno dei riti che coinvolgeva la mia famiglia era fare la pasta in casa la domenica mattina. È una cosa a cui penso sempre con il sorriso e con piacere anche se da piccola mi lamentavo di dover fare sempre io da assistente a mio padre e mai mio fratello il cui unico contributo a questo rito era sedersi a tavola e mangiare.

Adesso che sono adulta sento la mancanza di un rito tramandato da madre a figlia, una di quelle atmosfere profumate in cui ci si racconta la propria giornata tra un batuffolo imbevuto di acqua di rose e una carezza. Mi sono ripromessa, da tempo ormai, che se avrò una figlia, questa atmosfera le verrà tramandata. Nel frattempo provo a ricrearla nel mio bagno, imparando gesti nuovi e antichi che mi fanno stare bene.

Uno scrigno da riempire


Il concetto di bellezza non è mai stato lo stesso nel corso della storia, né si può dire sia lo stesso per ognuno. Non è una formula matematica alla quale bisogna arrendersi, ma in verità è comunque una formula: diversa per ognuno e coinvolge ogni sfera umana.

Fin da piccola mi sono sempre sentita brutta, prigioniera, senza accorgermene, di schemi che non mi appartenevano e incapace di liberarmi da essi. Crescendo, la vita mi ha portato a lasciare le strade che non erano per me per abbracciare percorsi diversi che mi hanno svelato una verità che non immaginavo: la bellezza è sempre stata dentro di me (ed è dentro ognuno di noi) e tutto quello che devo fare è continuare questo percorso e trovare la mia formula affinché la bellezza trovi il modo di irradiarsi (e finalmente possa vederla anche io).

In questo blog racconterò la ricerca della mia formula che inizia proprio con la necessità di condividere le mie esperienze e i miei pensieri; inizia con l'esigenza di imparare sempre qualcosa di nuovo e di confrontarmi con chi leggerà questi articoli e con me stessa.

La prima cosa che voglio condividere è che la bellezza non è solo una bella pelle o un bel trucco o un vestito elegante, è anche una tazza di thè, è anche un sedia a dondolo con una coperta avvolgente, è anche una scatola di pastelli colorati, è anche sentire la Terra con i piedi, è anche uno spettacolo teatrale che non scorderai mai. Chissà quante altre cose è la bellezza, ma ogni strada ha un principio e il mio percorso è proprio iniziato dalla superficie, dalla superficie più preziosa che esista: la pelle.

Avere una bella pelle è il mio cruccio da quando ne ho memoria: questi maledetti pori! Ma chi gliel’ha detto di dilatarsi? Adolescenza? Genetica? Non lo so, ma sono una mia caratteristica e sto imparando a conviverci e anzi, devo ringraziarla perché è attraverso questo “difetto” che ho iniziato a crearmi i miei rituali, quei gesti quotidiani che mi ritemprano e mi fanno sentire bene. In un film al quale sono molto affezionata il protagonista dichiara: “non voglio che mi vengano tolti i miei dolori, le mie paure, i miei rimpianti: è grazie a quelli che sono come sono e a me piace come sono!” (le parole forse non sono precise, ma il concetto è questo) ed è così, oggi posso dire che a me piace come sono, alla continua ricerca della bellezza e dello stare bene.