lunedì 11 aprile 2016

[Non solo trucchi] Una sera a teatro - Max²

Bellezza non è solo cosmesi, è tantissime altre cose, è tutte quelle cose che ci fanno stare bene, che ci arricchiscono dentro, che ci fanno crescere.
Queste cose a me le trasmette il teatro. Amo il teatro, da sempre. Mi ha cambiato e mi ha fatto provare emozioni che non avrei provato in altri ambiti.
Ormai non recito più da un po' e la cosa mi manca da matti, ma non appena mi è possibile frequento il teatro, anche se "solo" da spettatrice.
Venerdì sera è stata una di quelle sere in cui il cuore si riempie e non puoi far altro che ringraziare.
Venerdì sera sono andata a vedere una mia ex compagna della Tofano (Scuola di Teatro Sergio Tofano, che ho frequentato per 6 anni), una ragazza piena di energie e passione, voglia di mettersi in gioco e talento: Elena Cascino.
Grazie a Facebook ho scoperto che si sarebbe esibita alla Cavallerizza Reale, in uno spettacolo intitolato Max² con Carlo Alberto Cravino, non potevo mancare!


Di Carlo ricordo che mi aveva stupito, una sera, riconoscendomi quando andai a vedere uno dei saggi di fine anno di Corbetta. Rimango sempre stupita quando mi riconoscono, non so... ho questa idea di essere trasparente. Qualche sera dopo l'ho visto recitare in "Nozze di Sangue", altro saggio della Tofano e firma Corbetta, ho subito pensato che io d'ora in poi l'avrei riconosciuto.

Tornando a Venerdì sera, con Il Visconte, andiamo alla Cavallerizza Reale, luogo a cui sono molto affezionata: è qui che ho visto gli spettacoli che più di tutti mi hanno fatto capire che per fare teatro non puoi risparmiarti, l'anima ce la devi mettere tutta. Mi ha pianto un po' il cuore vederla così abbandonata, è uno spazio incredibile, pieno di storia e così duttile, ci si potrebbero fare milioni di cose, milioni di eventi culturali di ogni genere...

Mentre fuori inizia a piovere entriamo, non c'è più la biglietteria, solo pareti spoglie e poi, tanto, tante persone, di tutte le età. il teatro è ancora luogo di unione e coinvolgimento sociale.
Pochi minuti prima delle 21 ci spiegano che il biglietto è "ribaltato", ovvero che lo pagheremo all'uscita, in coscienza, in base al lavoro degli artisti. Poi entriamo in sala. I pochi posti a sedere vanno subito esauriti e noi ci sediamo sui gradini... sui gradini! non c'è posto migliore, mi fa sentire parte dello spettacolo e non solo spettatrice. Anche i posti sui gradini finiscono in men che non si dica e alcuni ragazzi sono costretti a sedersi a bordo palco, che invidia!

Le luci si spengono, si inizia!

Max² è la storia di due ragazzi, lui che cerca di conformarsi agli schemi a cui la società lo ha abituato, lei che questi schemi li rifiuta senza mezzi termini.

Max è una ragazza a cui non stanno bene le definizioni, che vuole essere se stessa ed essere accettata per quello che è; Max è un ragazzo determinato ad avere successo, per fare tanti soldi perché così poi può fare quello che vuole. L'attrazione tra i due è forte e lui assapora con lei la libertà di essere se stesso o chiunque altro, senza preoccuparsi dei giudizi della gente, diventare qualcun altro è solo frutto della maschera che si decide di indossare, facile come mettere e dismettere un abito, una gonna o una giacca di pelle.

La riflessione è inevitabile, quanto di quello che facciamo è frutto delle aspettative altrui, quanto è quello che veramente vogliamo fare?

Questo spettacolo mi ha colpito tantissimo, il tema dei pregiudizi, in particolare quelli sulle preferenze sessuali, non è certo semplice da affrontare e nonostante le risate, tutto si può dire tranne che sia stato trattato in modo leggero. Anzi, è andato nel profondo, in modo sottile e inarrestabile.

Mi è piaciuto tutto! La regia (di Giulio Maria Cavallini) che ha alternato ritmi serrati a ritmi più lenti facendo restare lo spettatore sempre attento; i costumi (bravissima Anna!) ovvero gli abiti che tutti indossiamo ogni giorno e che sono la nostra maschera; l'interpretazione intensa e diretta che trasmette l'impellenza di comunicare un messaggio oggi più che mai importante; mi è piaciuto il pubblico partecipe e coinvolto, mi sono piaciuti i gradini su cui eravamo seduti; tutto, mi è piaciuto tutto! Sicuramente andrei a rivederlo, mille volte almeno!





da Claire Dowie
con Elena Cascino e Carlo Alberto Cravino
adattamento e regia Giulio Maria Cavallini
costumi Anna Canale

Un ragazzo gay e una ragazza bisessuale raccontano in toni esilaranti la propria storia di vita insieme ai tempi degli studi.
Lui, determinato a raggiungere il successo e a sistemarsi economicamente sogna la tranquillità della vita borghese; lei è combattiva, rifiuta il sistema, vuole vincere la sua personale battaglia e dimostrare al mondo che è tempo di smetterla con le categorizzazioni.
Il vorticoso gioco di scambi di ruolo, di mascheramenti e di inaspettate rivelazioni, viene danzato dai suoi protagonisti in uno spazio vuoto. L'azione è scandita dal ritmo serrato di un vero e proprio match tra due individui che si attraggono e si respingono con violenza e ardore.
L’autrice racconta la propria biografia con iniezioni di graffiante autoironia, ci invita a riflettere sul concetto di desiderio, che trascende e deve poter trascendere l’orientamento sessuale, politico e religioso.
Le problematiche connesse al gender e all’identità sessuale non sono gli unici contenuti dello spettacolo che tenta di sondare più ampiamente la sensibilità dell’animo umano dimostrando con risa e con profondo dolore quanto sia importante sensibilizzare le persone ad avere più rispetto per il prossimo e a prendere le distanze da quell’atroce parola che è “pregiudizio”.

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